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Questo blog vuole essere un mezzo per far incontrare due punti di vista che sembrano che sembrano proprio non andare d'accordo: la filos...

20/12/18

Ricetta natalizia: Panpepato

Sta arrivando il Natale e il pensiero va già agli infiniti pranzi e cenoni con amici e parenti e ai regali da fare...se in questo periodo siete stressati più che mai e indecisi su cosa regalare ai vostri cari potreste decidere di regalare a qualcuno di loro un dolce fatto da voi.
Sicuramente è un gesto che trasmette calore umano e originalità e che vi porta a trovare del tempo per voi stessi da dedicare alla vostra passione tra i fornelli.
Se non sapete da cosa partire o cosa potete fare potete prendere spunto da me e preparare un gustosissimo panpepato per qualcuno di speciale.
Il panpepato è un dolce  della tradizione del centro Italia molto simile al panforte senese ed è a base a base di frutta secca, cioccolato, miele e farina e spezie e aromi a piacere come zenzero in polvere, cannella, chiodi di garofano, scorza d'arancia e limone e ovviamente pepe.
Nella mia versione l'ho veganizzato e ho abbassato un pò il livello di zuccheri sostituendo il miele con il malto. Resta comunque un dolce molto sostanzioso per occasioni speciali, meglio non farne un consumo quotidiano :)
Ecco a voi la ricetta per un panpepato di circa 12 cm di diametro che è una dose per circa 5-6 persone:

80 gr di mandorle sgusciate
50 gr di gherigli di noci
50 gr di nocciole pelate e tostate
60 gr di uvetta
40 gr di fichi secchi
70 gr di cioccolato fondente 70% dolcificato con zucchero integrale di canna
100 gr di malto
la scorza grattugiata di 1 limone
la scorza grattugiata di 1 arancia
50 ml di latte di riso
Farina tipo 2 qb
1 cucchiaino cannella
1 cucchiaino di zenzero secco in polvere 
1/2 cucchiaino di chiodi di garofano in polvere
1/2 cucchiaino di pepe

Tagliare a pezzetti i fichi secchi e metterli a bagno in acqua tiepida assieme all'uvetta. In un mixer tritare grossolanamente mandorle, noci e nocciole e spostarle poi in una ciotola. Aggiungete le spezie. In un pentolino mettere il latte di riso, il malto e il cioccolato e scaldare a fiamma bassa fino a che si sciolga il cioccolato e trasferire ancora caldo assieme alla frutta secca tritata. Aggiungere anche uvetta e fichi secchi che erano a bagno, asciugandoli con della carta assorbente. Mescolare per amalgamare e aggiungere gradualmente farina setacciata fino a formare un composto pastoso, umido, ma modellabile. Formate con questo composto un disco aiutandovi con una spatola per non sporcarvi alto circa 3-4 cm e di 12 cm di diametro e adagiatelo su una teglia foderata con cartaforno. Infornate in forno caldo statico a 170 gradi per 15 minuti dopo di che abbassare a 150 e cuocere per ancora 7 minuti. potete far raffreddare il dolce nel forno spento con lo sportello leggermente aperto.



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19/11/18

Macroamaretti

In questi giorni avevo una voglia matta di biscotti ed è da un pò di tempo che mi frullava in testa l'idea di provare a fare una versione veg dell'amaretto. Ho visto se c'erano un pò di ricette da cui ispirarmi ed erano tutte piene di zucchero. Quindi le ho cambiate a modo mio.
Essendo che per la riuscita di questa ricetta una piccola parte di zucchero è imprescindibile ho messo poco lo zucchero integrale di canna abbinandolo al malto.
Il risultato mi è piaciuto come consistenza, il sapore però è molto meno "mandorloso" rispetto agli amaretti tradizionali. Dovrei informarmi, ma ho il sospetto che usino aromi artificiali per creare quel sapore.
Ad ogni modo questa è la ricetta per circa 8-9 amaretti:

110g di mandorle pelate
70 gr di farina tipo 2
25 ml di latte di mandorla non zuccherato
35 g di zucchero di canna integrale
35 g di malto di riso
10 g di amido di mais

In un mixer tritare mandorle e zucchero fino ad ottenere un composto fine. In una ciotola riunire gli altri ingredienti secchi e aggiungervi le mandorle e lo zucchero in polvere. In un bicchiere sciogliere il malto con il latte di mandorla e aggiungere agli ingredienti secchi mescolando.
Mettere il composto in frigo a riposare per almeno un paio d'ore in modo che poi diventerà lavorabile con le mani anche se resterà sempre un pò umido.
Riprendere il composto e con le mani formare delle mezze sfere di circa 3 cm di larghezza appoggiandole su una teglia di cartaforno dalla parte piatta. Con un cucchiaio o una spatola inumidita schiacciare la parte tonda della sfera a formare dei dischetti.
Infornare in forno già caldo statico a 180 gradi per 20 minuti.


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Salsina al prezzemolo per radici amare

Quella che vi presento oggi è una ricetta di una salsina buonissima e come molte ricette buonissime arriva quasi per caso quando hai poche cose in cucina tra cui qualche avanzo e devi creare qualcosa.
Sappiamo tutti quanto sia utile ottimizzare e non sprecare il cibo, è anche un modo divertente e creativo di esprimersi, con il tempo si impara anche a usare un pò di logica negli abbinamenti.
Nel mio caso avevo delle radici amare di Soncino e delle rape che avevo cotto e volevo fare una salsa che attenuasse un pò il loro sapore amaro.
Per capire come potessi fare ho pensato alla teoria delle 5 traformazioni della medicina cinese che sostiene che i cibi che neutralizzano e indeboliscono il sapore amaro sono il sapore salato (elemento acqua) e dolce (elemento terra).
Con quello che avevo ho creato questa salsina e assaggiandola con le radici sono riuscito nel mio intento di renderle meno amare.
Ecco la ricetta:

Mezza tazza di ceci cotti (elemento terra)
Un mazzetto di prezzemolo (elemento acqua)
5- 6 olive nere in salamoia denocciolate (elemento acqua)    
1/3 di tazza di latte di mandorla naturale (elemento terra)
un pizzico di sale



Una volta pulito e lavato il prezzemolo mettete tutti gli ingredienti in una caraffa alta e stretta e frullate con un mixer a immersione.
E' una ricetta molto semplice, rapida (se avete i ceci già cotti :)  ) e molto gustosa. E' anche ottima per condire cereali, pasta e pizza o da abbinare a polpette o sformati. 


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09/08/18

Budino al pistacchio

Con questo caldo voglio condividere con voi una ricetta di un dessert buono e rinfrescante con il sapore dolce e gustoso di questo tesoro preziosissimo della cultura gastronomica che è il pistacchio.
Per dare un pochino più di dolcezza ho inserito una punta di sciroppo d'acero assieme al malto di mais per dolcificare,ma rimane comunque di un sapore dolce molto tenue, che fa risaltare il pistacchio senza coprirlo... perchè io sono così, amo fare dolci poco dolci e credo che abituarsi ad abbassare la propria "soglia di dolcezza" porti ad una serie di vantaggi alcuni dei quali spiego bene in quest'articolo qui e ti porta a tornare a sentire una serie di sfumature e una gamma di sapori di cui non ci si ricordava neanche.
Bene, bando alle ciancie, questa è la ricetta:
Per fare più o meno 5-6 formine di budino servono:

450 ml di latte vegetale non zuccherato
1 cucchiaio di sciroppo d'acero
2 cucchiai di malto di mais
1 cucchiaino abbondante di agar agar in polvere
4 cucchiaini di amido di mais sciolti in 50 ml di latte tiepido
250 g di pistacchi sgusciati al naturale

Prendere i pistacchi e tritarli in un robot da cucina fino ad ottenere una granella. Prelevatene 50gr che vi serviranno come guarnizione e continuate a tritare il resto fino a quando non ottenete uno sfarinato.
In una pentola con il fondo spesso mettete a scaldare 400ml di latte con l'agar agar, la farina di pistacchi, lo sciroppo e il malto, portando lentamente a ebollizione e mescolando frequentemente per evitare che il malto e l'agar agar attacchino sul fondo.
Dopo 5 minuti che il composto inizia a sobbollire, sciogliete l'amido di mais in nei 50 ml di latte tiepido che avevate messo da parte, aggiungete al liquido in cottura mescolando con una frusta per 10 minuti. Una volta passato questo tempo, spegnete la fiamma e passate i composto con un minipimer per fare in modo che la farina di pistacchio si amalgami completamente con il resto degli ingredienti.
Versate quindi il tutto nelle coppette e lasciate raffreddare e poi guarnite con la granella di pistacchio e conservate in frigo.
Se avete una gelatiera dimezzando le dosi di agar agar e amido di mais di questa ricetta otterrette una crema più liquida che può diventare la base di un ottimo gelato vegetale.


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21/07/18

Vincere perdendo


"Il Tao è sempre a suo agio. Vince senza competere, risponde senza dire una parola, arriva senza essere chiamato, realizza senza avere un piano."

Lao Tsu


"Avevo appena lasciato mia moglie all'aeroporto internazionale di Los Angeles e mi apprestavo a tornare a casa. Salito in macchina, per guadagnare tempo feci inversione di marcia in un senso unico del parcheggio, ma stava sopraggiungendo un'altra auto, che dovette inchiodare i freni per evitare lo scontro. L'autista mi ricoprì di insulti. Chiesi scusa, ma l'energumeno continuò con le sue invettive e mi bloccò la via di uscita. Poi uscì dall'auto e raggiunse il mio finestrino, continuando il suo veemente sproloquio. Chiesi nuovamente scusa, ma rispose che intendeva darmi una lezione. Scesi prontamente dalla parte del passeggero in modo di mettere l'auto tra noi due.
Quando mi raggiunse lo stavo aspettando, con le braccia sui fianchi e le mani aperte. Avevo già deciso di non fare nulla, a meno che non fosse penetrato nel mio 'cerchio'. Si fermò a un paio di metri di distanza e prese a studiarmi.
"Le ho già chiesto scusa", dissi.
"Voglio strapparti quella tua lingua di bocca e infilartela in gola", fu la sua risposta.
"Beh, cosa ci guadagneresti", chiesi mantenendo la calma. "Ho quasi il doppio dei tuoi anni e ovviamente non hai nulla da temere da me".
Prese ad avanzare. Spostai il mio corpo quel poco che bastava a far avanzare leggermente il piede destro e a centrare il mio peso...Lo osservavo in modo da non mettere a fuoco un punto particolare del suo corpo, mentre ero perfettamente consapevole di tutto il suo insieme. Avevo assunto la classica posizione d'attesa...La mia mente era calma, aperta e rilassata, avevo fiducia nella mia capacità; sapevo di poter gestire bene qualsiasi cosa fosse accaduta.
"Ho dovuto bloccare i freni per finirti dentro", disse con tono un po' più conciliante.
"E' stata tutta colpa mia", risposi dandogli pienamente ragione.
"Va bene, smettiamola", disse e tornò alla sua auto.
Sebbene io fossi fiducioso e pronto a reagire al suo attacco, non ce ne fu bisogno. Chiedendo scusa per quello che in effetti era stato un mio errore, avevo disinnescato la sua ostilità. Non reagendo con aggressività, avevo fatto in modo che non avesse nessuna necessità di dimostrarmi qualcosa attaccandomi. Avevo 'vinto perdendo'.
Come dice Ed Parker: "La sola ragione per cui gli uomini lottano è che si sentono insicuri; un uomo sente il bisogno di dimostrare che è più forte di un altro. Chi è sicuro di se stesso non ha bisogno di dimostrare alcunchè, non deve far ricorso alla forza e quindi può allontanarsi da un conflitto con dignità e orgoglio. E' questo il vero praticante  delle arti marziali: un uomo talmente forte  interiormente da non aver bisogno di dimostrare la sua forza esteriore.
"Qual'è lo scopo dell'eccellere in un'arte marziale? E' essere in grado di abbandonare un conflitto anzichè lanciarsi nella battaglia per vincerla. Ma si abbandonerà il campo con fierezza, con atteggiamento orgoglioso, sapendo bene quale sarebbe stato il risultato dello scontro se si fosse deciso di scatenarlo. Questo stesso atteggiamento verrà recepito dall'avversario che si renderà conto di essere a malapena sfuggito alla disfatta"...
Aver fiducia non vuol dire però essere avventati. In una recente trasmissione  televisiva mi è stato chiesto cosa avrei fatto se qualcuno mi avesse puntato un coltello alle costole chiedendomi il portafoglio. Non ho avuto dubbi rispondendo "Glielo avrei dato".Non conosco un solo praticante di arti marziali che rischierebbe la vita per salvare il portafoglio!!!

                                                                                                    Joe Hyams - Lo zen e le arti marziali



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07/05/18

Risotto all'ortica, rosmarino e limone

Oggi condivido con voi una ricetta tipica primaverile con ingredienti che ben si sposano in questa stagione: un risotto con ortica, rosmarino e limone. Sono tre ingredienti che, oltre a sposarsi bene, hanno un azione stimolante sul fegato e sono d'aiuto nell'armonizzare questo organo con la stagione aiutandolo a liberarsi di eventuali eccessi che tendono a ingolfarlo (molto cibo animale in particolare grassi animali, fritture, eccessi di sale).
Se volete raccogliere voi l'ortica da usare per il risotto (come ho fatto io) vi consiglio di raccogliere le foglie nuove, più piccole e tenere e di strofinare bene il dorso delle foglie con un panno e di lavarle bene. Il brodo vegetale sceglietelo di qualità senza glutammati e schifezze varie, oppure potete autoprodurvelo in modo semplice e veloce come spiego in questo post.
Io ho fatto una pre-cottura a pressione del riso per velocizzare i tempi e anche perchè a me il riso cotto in pentola a pressione piace, è una cottura che da maggiore compattezza al riso (in macrobiotica si dice che è più yang). Se non sapete cuocere a pressione o se preferite cuocere il riso in maniera classica potete tranquillamente prepararlo con le stesse proporzioni, ma raddoppiando il tempo di cottura. In questo caso ci vorranno circa 45  minuti.

Questa la ricetta del risotto:


Una tazza e mezzo di riso integrale
Mezzo spicchio d’aglio tritato
Mezza cipolla a mezzaluna
Olio evo
La scorza di mezzo limone tagliata a quadratini di mezzo cm
Un piccolo rametto di rosmarino e qualche foglia di rosmarino tritata fine
4 tazze di brodo vedetale
½ tazza di foglie di ortica tagliuzzate
Un goccio di salsa di soja (facoltativo)



In una pentola a pressione rosolare nell’olio aglio e cipolla e le foglie di rosmarino tritate , aggiungere il riso e tostare a fiamma vivace per un paio di minuti mescolando. Aggiungere il brodo, il rosmarino chiuso in un sacchettino di garza, le scorze di limone e chiudere con il coperchio cuocere a partire dal fischio per 20 minuti. Sfiatare. Il riso avrà ancora del brodo e non sarà ancora cotto. Togliere il sacchetto col rosmarino e continuate a cuocere a fiamma media e a pentola scoperta aggiungendo le ortiche e eventualmente aggiustate di sale con un goccio di salsa di soja continuando a cuocere fino a quando non viene assorbito tutto il brodo. Si abbina bene servito assieme a dello zenzero marinato.

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Autoproduzione: come preparare un dado vegetale buono, sano e veloce

Non so voi, ma  quando si parla di autoproduzione mi trovo sempre demotivato pensandola come a  qualcosa di faticoso, lungo e difficile. Poi mi accorgo quanto spesso la mente inganni portandoci a immaginare cose che, una volta realizzate, scopriamo essere non solo assolutamente alla nostra portata , ma anche semplici da realizzare e anche divertenti.
Uno dei tanti casi, è la preparazione del dado vegetale che trovo sia un prodotto che è particolarmente importante autoprodurre perchè si trovano pochissimi dadi vegetali di qualità nei negozi.
Insomma credo che farsi il proprio brodo vegetale abbia tutta una serie di vantaggi, che la grandissima parte dei prodotti in commercio non garantiscono minimamente:

- L'uso di verdure vere e fresche invece che quelle essiccate, liofilizzate ecc
- L'uso di sale marino integrale di qualità e l'assenza di insaporitori e additivi chimici (sull'importanza del sale marino integrale ho scritto un articolo che puoi leggere cliccando qui)
- L'uso di un olio di qualità
- Un aroma e un sapore più vero e naturale ai vostri risotti
- Se ne può produrre in grande quantità e poi si conserva a lungo



Il procedimento consiste nel passare in un mixer delle verdure a piacere (oltre a sedano, carote e cipolla) con un pò di olio evo e erbe aromatiche a piacere (salvia, rosmarino, timo, maggiorana ecc..) e cuocere a fiamma bassa in una casseruola con circa metà della quantità delle verdure di sale marino. Mi spiego meglio: hai usato 100 gr di cipolle, 100 gr di carote, 100 gr di sedano, 50 gr di porri, e 50 di zucchine? Metterai 200 gr di sale marino integrale, vale a dire la metà del peso totale delle verdure che hai usato.
Quindi passi in un mixer le verdure con olio e erbe aromatiche, fino a che non sono ben tritate, metti il composto in una casseruola aggiungi il sale e cuoci a fiamma bassa per un'oretta o anche di più, fino a quando il composto sarà un pò pastoso. Tieni conto che il sale per osmosi farà uscire molta acqua dalle verdure che stai cuocendo e quindi serve un pò di tempo per far asciugare il tutto.
Una volta terminata la cottura puoi decidere se dare ancora una frullatina al composto per renderlo ancora più omogeneo oppure no (io sono pigro e ho optato per la seconda ☺).
Ora aspetta che il composto si raffreddi, dopodichè puoi metterne un pò in un barattolo da tenere in frigo e consumare entro un mese e la parte restante puoi fare come ho fatto io mettendola in delle formine per ghiaccio e tenere in freezer come scorta e si conservano davvero a lungo.
Quindi vi consiglio vivamente di provare a autoprodurvi il dado: alla portata di tutti,zero fatica, ottima resa, si conserva a lungo ed è un qualcosa di non paragonabile a ciò che trovate in giro...e inoltre avete la soddisfazione di averlo fatto voi.
Dai provate a farlo e mi raccontate come è andata?

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24/04/18

Dolci e prodotti da forno...Perchè li amiamo così tanto?


Spesso non riusciamo a capire bene perchè abbiamo così tanta voglia di un cibo piuttosto che di un altro, tendiamo ad attribuire la nostra scelta come dovuta al caso, invece queste dinamiche riescono ad essere ben spiegate e comprese utilizzando un approccio al cibo che si basi sull'aspetto energetico oltre che a quello biochimico.
Un caso abbastanza evidente è la voglia di dolce o di prodotti da forno dolci/salati, spesso accompagnati da fame eccessiva.
E lo ammetto, se pur con il tempo il desidero di dolce si è attenuato molto (anche per il merito di aver abbandonato lo zucchero dalla mia vita con tutte le conseguenze che ne comporta) ,la voglia di prodotti da forno resta il mio punto debole...li adoro e non vorrei mai farne a meno.

Quindi oggi ci concentreremo su queste 2 dipendenze: quella dal dolce, e quella dai prodotti da forno.
Quello che avviene nel momento in cui queste voglie si manifestano è un processo che a livello biochimico apparentemente è uguale in entrambi i casi  e consiste nell'ipersecrezione di insulina da parte del pancreas che è costretto ad un super-lavoro. Questa gran quantità di insulina abbassa eccessivamente e molto rapidamente il livello di zuccheri nel sangue creando una condizione più o meno prolungata di ipoglicemia i cui sintomi si manifestano proprio come fame eccessiva e mancanza di lucidità mentale e stanchezza. Se poi ,quando mangiamo, torniamo a ingurgitare prodotti che portano ad alzare eccessivamente l'indice glicemico, come risposta avremo di nuovo un'ipersecrezione di insulina e il giochetto si ripete e diamo vita a un circolo vizioso che non finisce più e che porta, andando avanti col tempo, a stressare e indebolire il pancreas fino a, in casi estremi, compromettere la sua capacità di produrre insulina.
E se, come dicevo,  il meccanismo di voglia di dolce o di prodotti da forno sembra identico (sono entrambi due cibi che alzano velocemente la glicemia) , se invece lo si osserva usando il principio orientale yin/yang (se vuoi capire in generale cos'è e come si applica al cibo il principio yin/yang puoi leggere l'articolo che ho scritto qui) si può osservare che le cause che le scatenano sono in realtà abbastanza diverse.
Nel caso ci sia voglia di dolce o del forte desiderio di alcolici si tratta del desiderio di un cibo molto yin, un cibo che serve a rilassare:la causa di questa voglia è quindi probabilmente la conseguenza di una condizione di eccessiva tensione e contrazione del pancreas causata da un eccesso di alimenti o stimoli yang (stress, cibi eccessivamente salati, secchi asciutti e compatti come formaggi duri, salumi, carne di pollo e tacchino e prodotti da forno). Il desiderio di alcolici, in particolare, è quasi sempre collegato a un'alimentazione ricca di cibi animali.
Nel caso invece delle voglie di prodotti da forno si tratta invece del desiderio di un cibo yang:non  è un caso che spesso desideriamo quelli più secchi e duri (taralli, grissini, biscotti). La causa in questo caso è una condizione eccessivamente yin in cui il corpo è indebolito da eccessi di alcuni alimenti come cioccolato, caffè, zucchero e altri alimenti o frutta di origine tropicale.
Quindi per la macrobiotica esistono 2 tipi di ipoglicemie: una causata dall'eccesso di yin e l'altra da un eccesso di yang e spesso, nell'alimentazione moderna che è composta di eccessi di alimenti sia di un tipo che di un altro, una voglia richiama l'altra come un cane che si morde la coda.
Il primo modo per ridurre questi stati di debolezza è sicuramente sostituire e ridurre il più possibile o togliere del tutto quegli alimenti che hanno caratteristiche estreme (zucchero, alcolici, caffè, cioccolato, formaggi, uova, salumi e carne, e alcuni tipi di pesce come quelli a carne rossa e quelli conservati sotto sale) e iniziare un'alimentazione maggiormente equilibrata che sia basata principalmente su cereali integrali, verdure, legumi e frutta di stagione (delle semplici indicazioni su cosa potresti mangiare le puoi trovare in questo articolo qui).

Gli stufati di zucca carote e cipolle
 aiutano a
ridurre la voglia di dolce
Altra cosa importante è muoversi in maniera furba e quando arriva la voglia di dolce o di prodotti da
forno, bisogna farsi trovare preparati: degli ottimi alimenti che si possono mangiare per attenuare un pò queste voglie sono la frutta cotta e le verdure dolci stufate o cotte a lungo, in particolare zucca, cipolle e carote, anche in grande quantità.
Con questi accorgimenti, nonostante richiedano un pò di fatica  iniziale, una persona può cominciare a sperimentare su di sè quanto il cibo possa influenzare notevolmente propria la vitalità, lucidità e gli stati d'animo.
Con questo sto dicendo che una persona debba eliminare dalla sua vita i prodotti da forno e i dolci?Assolutamente no, non è questo il punto.
I dolci da forno così come il pane e la pizza, sono buoni e non dobbiamo rinunciarci (tranne che magari per un periodo in cui bisogna sistemare dei problemi legati all'abuso di questo tipo di prodotti), basta solo farne un uso equilibrato e bisogna saperli preparare bene cioè senza uova e burro e utilizzando farine di qualità, dolcificanti naturali una buona lievitazione, altrimenti creano accumuli, muco, pesantezza e possono essere anche causa di problemi alla pelle e all'intestino.
Poi si possono fare molte alternative diverse dai classici prodotti da forno come i dolci o  il pane cotti al vapore, i dolci al cucchiaio, i budini o i dolci fatti senza farina usando i cereali in chicco usando sempre zero derivati animali e dolcificanti naturali.
Tornando ai prodotti da forno, saper scegliere una farina di qualità è fondamentale. Più una farina è raffinata e macinata fine, più alzerà la glicemia e più creerà una colla nell'intestino.
Meglio scegliere quindi farine semilavorate (come la tipo 1 o la tipo 2) o integrali, macinate a pietra, il più possibile fresche: la fibra dei cereali, oltre ad avere importanti vitamine e sali minerali, rallenta la digestione degli amidi abbassando l'indice glicemico e attiva la peristalsi intestinale.
Ogni tanto è bene  imparare fare prodotti da forno con le farine di cereali senza glutine come farina di riso, saraceno, miglio o mais che hanno un'indice glicemico più basso.
Il malto somiglia al miele, ma ha una composizione
zuccherina più equilibrata
Come dolcificanti io consiglio di scegliere il malto di riso o di mais e la frutta secca. Il malto  è un alimento che ha un buon equilibrio tra zuccheri semplici, carboidrati complessi e sali minerali e conferisce una dolcezza equilibrata al dolce.
Poi ci può stare che se volete fare un dessert particolarmente dolce ricorriate  allo sciroppo di riso, lo sciroppo d'acero, il miele o un pò di zucchero di canna integrale  ma vi consiglio di farlo raramente, come eccezione.
Ciò che dovete sicuramente fare è bandire lo zucchero bianco o di canna che sia e tutti i dolcificanti di sintesi come aspartame, o pseudo naturali come la stevia, ecc...


Pasta madre
appena rinfrescata
Anche una lievitazione prolungata permette una buona scomposizione degli amidi complessi in composti più digeribili che spesso conferiscono aromi e sapori particolari, in particolare al pane e alle focacce. Tra le varie forme di lievitazione la migliore è sicuramente quella con la pasta madre perchè coinvolge un numero molto vasto di lieviti e microorganismi che contribuiscono a una pre-digestione degli amidi e alla neutralizzazione di alcune sostanze anti-nutrienti come l'acido fitico che è presente nella crusca delle farine integrali. In alternativa è ottima anche la lievitazione usando un pre-impasto a base di farina, acqua e poco lievito di birra chiamato biga che di solito viene preparato la sera prima del giorno in cui si impasta, garantendo una pre-lievitazione di almeno 10-12 ore. Per i dolci che richiedono una lievitazione più rapida, un buon compromesso può essere l'impiego di sostanze lievitanti come il cremor-tartaro e il bicarbonato che si trovano già mischiati in bustine in molti negozi di          prodotti naturali.
Insomma mi sembra di avervi detto tutto quello che serve per acquisire un pò di consapevolezza in più quando non sapete come gestire gli attacchi di fame!
Poi sul blog trovate qualche ricettina che potete prendere come riferimento!

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22/03/18

Il gomasio, il "must" della macrobiotica

Ciao a tutti oggi vi voglio parlare di un condimento che se vi interessate di macrobiotica o di alimentazione naturale non potete non conoscere: il gomasio!
Il nome deriva dall'unione di due vocaboli giapponesi: goma (sesamo) e shio (sale) e si prepara macinando dei semi di sesamo con del sale marino integrale.
E' un alimento molto apprezzato per il suo buon sapore e per il buon odore che lascia nella vostra cucina quando iniziate a tostare i semi e a macinarli. E' un'ottimo sostituto del sale, valorizza il sapore dei cereali e può anche essere un'alternativa senza glutine a un'impanatura o a una gratinatura che solitamente viene fatta con il pangrattato. 
Molte persone insomma conoscono il gomasio per quello che è: un buon condimento. Però c'è molto di più. Infatti l'origine di questo alimento tradizionale che Ohsawa ha riscoperto si perde nel passato antico della cultura nipponica e rappresenta una delle tante applicazioni del principio Yin-Yang che ai tempi era parte integrante e fondante della cultura giapponese (se ancora non sapete cosa sia il principio Yin - Yang e volete saperne qualcosa in più potete leggere il mio articolo a riguardo cliccando qui).
Lo yin dell'olio di sesamo presente nei semi (il procedimento yang della tostatura è fatto per equilibrare le qualità eccessivamente yin dell'olio a crudo) si lega al sale (che sappiamo essere molto yang) e ne migliora la sua assorbimento da parte dell'organismo (spiego bene questo concetto in un articolo sul sale che puoi leggere qui)
In macrobiotica è considerato un alimento terapeutico:ha una funzione alcalinizzante per lo stomaco e aiuta a ripulire l'intestino.
La preparazione può avere diverse varianti e proporzioni, ma rimane comunque molto semplice da fare. Io la trovo molto rilassante e molto zen.

Fate scaldare una grossa padella con un fondo piuttosto spesso a fiamma sostenuta, dopo un minuto aggiungete i semi di sesamo continuando a mescolarli con un cucchiaio di legno per fare in modo che si tostino in maniera uniforme. Se i semi sono già ben puliti senza pietruzze o sassolini potete aggiungerli senza lavarli altrimenti li laverete immergendoli in una marmitta piena d'acqua mescolando filtrandoli poi con un colino. In quest'ultimo caso la tostatura richiederà un pò più di tempo. 
Vi accorgerete che i semi sono pronti per essere tolti dalla fiamma quando qualcuno di questi comincerà a scoppiettare e inizierete a sentire per la casa un buon odore di tostato. A questo punto provate a prendere qualche seme e a schiacciarlo con le dita: se si sfarinano facilmente vuol dire che sono pronti (attenzione a non bruciare i semi! Non devono diventare scuri e non devono prendere un sapore amaro!).
Trasferite i semi in una marmitta.
Prima di iniziare a macinare mettete un pò di sale nella padella ancora calda in cui avete tostato il sesamo senza accendere la fiamma e lasciatelo per 5 minuti. Questa breve tostatura del sale contribuisce a renderlo più facile da macinare.
I semi di sesamo mentre vengono tostati devono avere sempre un bel
colore dorato .

Per la macinazione ci serviamo di in un mortaio giapponese ,chiamato suribachi, che ha la caratteristica di presentare delle zigrinature sulla sua superficie che permettono la macinazione uniforme del sesamo utilizzando il minimo sforzo. Infatti, vi basterà girare il pestello di legno (chiamato surikogi) in maniera circolare facendo una minima pressione. 
I semi vengono trasferiti nel suribachi e iniziano a essere
macinati.
La proporzione tra il sesamo e il sale che metterete a macinare varia a seconda delle scuole di pensiero e del gusto personale. Ohsawa consigliava di prepararlo mettendo 1 cucchiaio di sale per 7 cucchiai di sesamo, io personalmente uso una proporzione più blanda di circa 1:15 o 1:20,  so che alcuni usano addirittura una proporzione 1:30. Provate voi a vedere ciò che è meglio per voi, personalmente ritengo che da 1:7 a 1:20 il gomasio abbia un azione efficace sull'organismo, ma andando oltre risulti troppo "diluito".
Iniziate quindi a mettere il sesamo e a macinare grossolanamente e dopo un minuto aggiungete il sale e continuate a macinare fino a che non ottenete un composto in cui almeno l'80% dei semi risultano sfarinati.
Conservate il gomasio in un contenitore ermetico e consumatelo entro 1 settimana.

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Masticare può salvare la vita: l'esperienza di Lino Stanchich

Quante volte nella vita ci viene detto di masticare piano e lentamente? Quante volte riusciamo a farlo davvero? Beh, per quanto mi riguarda lo ammetto, faccio davvero fatica a non trangugiare quello che ho nel piatto; sin da bambino sono sempre stato vorace, ho un rapporto viscerale con il cibo.
Inizialmente pensavo che masticare bene fosse poco più che un gesto di bon ton, nel migliore dei casi un modo per digerire meglio, ma pur sempre un dettaglio trascurabile.
Poi a un certo punto della mia vita scopro la macrobiotica e rimango incuriosito da questa affermazione di Georges Ohsawa:



Occorre masticare ogni boccone almeno 50 volte e, se volete assimilare il metodo macrobiotico il più rapidamente possibile, da 100 a 150 volte. "dovete masticare le vostre bevande e bere i vostri cibi" diceva Gandhi.
 Il più delizioso boccone, diventa tanto migliore quanto più lo masticate.

G. Ohsawa "Lo zen macrobiotico e l'arte della longevità"


Cercando di capire il motivo di questa raccomandazione scopro che la ptialina, l'enzima presente nella nostra saliva, gioca un ruolo fondamentale nella digestione e nella scomposizione degli amidi dei cereali e che, se quest'ultimi non sono ben insalivati, non vengono ben assimilati, creando muco e scorie acide (da qui la convinzione, vera a metà, che i cereali creino acidità).
Scopro anche che Ohsawa raccomanda la masticazione anche come forma di meditazione in quanto masticare lentamente obbliga la persona a fare uno sforzo di pazienza e di presenza verso ciò che si sta facendo. 
Leggendo "Il medico di se stesso" di Naborou Muramoto scopro anche che per la medicina cinese la masticazione rafforza anche la vitalità e la salute degli organi sessuali e dell'intestino crasso i meridiani energetici che ne presiedono la vitalità sono legati alla muscolatura della mandibola.
Insomma arrivo a scoprire che la masticazione non è una cosa proprio di poco conto!
Pensavo però che una corretta masticazione non potesse avere ancora altre funzioni  più importanti di questa. Poi invece scopro che addirittura può salvare la vita. 
E lo scopro leggendo la storia di quest'uomo, chiamato Lino Stanchich, che racconta come la masticazione abbia salvato la vita a lui e a suo padre quando, in due periodi storici diversi furono imprigionati e condannati ai lavori forzati:

Nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, mio padre Antonio Stanchich fu fatto prigioniero in Grecia dai Tedeschi e mandato in Germania in un campo di concentramento.
Il lager era collegato ad una fabbrica dove tutti i prigionieri erano obbligati a lavorare molto duramente, d'inverno faceva molto freddo, le baracche erano poco riscaldate, l'abbigliamento inadeguato e il cibo insufficiente.
Mio padre mi disse: "Avevo quasi sempre freddo ed ero costantemente affamato". Al mattino mio padre riceveva una tazza di caffè di cicoria ed una fetta di pane, a pranzo e a cena gli veniva data una zuppa in cui c'erano patate e qualche altra verdura oltre a cereali o fagioli e saltuariamente un pò di carne.
Un'immagine recente di Lino Stanchich
Non passava giorno senza che qualcuno morisse di fame e durante i freddi mesi invernali molti altri morivano di assideramento... Fu allora che mio padre fece una scoperta che gli avrebbe salvato la vita: quando aveva sete, istintivamente tratteneva l'acqua fredda in bocca e la "masticava" per intiepidirla prima di deglutirla, normalmente masticava 10-15 volte.
Un giorno che l'acqua era particolarmente fredda, la masticò 50 volte! Oltre a calmare la sete, l'acqua effettivamente sembrava dargli energia. Dapprima pensò che fosse solo la sua fantasia, ma dopo ripetuti esperimenti, mio padre concluse che, in effetti, ,masticare l'acqua 50 volte o più gli forniva maggiore energia. Era perplesso, come poteva della semplice acqua dargli energia? Quarant'anni più tardi questo mistero venne chiarito.
Mio padre cominciò un esperimento. All'inizio masticava ogni boccone di cibo solo 50 volte, poi provò 75 volte, poi 100, 150, 200, fino a 300 volte per boccone...a volte di più.
Egli mi disse che il numero magico di masticazioni era 150, dopodichè poteva proseguire quasi all'infinito con un continuo aumento di energia. Spesso c'era poco tempo per masticare, il pasto del mattino durava mezz'ora; il pranzo un'ora, mentre il tempo della cena durava quanto voleva lui.
La tecnica che mio padre aveva sviluppato era semplice: mettere un cucchiaio di liquido o di cibo solido in bocca e masticare, contando ogni masticazione. Egli condivise la scoperta con i suoi amici, la maggior parte dei quali gli disse: " Via Toni, tutto ciò è solo nella tua testa!". I suoi amici pensavano che 10 o 20 volte fossero sufficienti, ma due di loro si unirono a mio padre nelle sue sedute di masticazione e confrontarono le rispettive esperienze. 
Tutti conclusero che questa tecnica dava loro più energia, si sentivano meno affamati e perfino più caldi.
Dopo due anni di campo di concentramento, nel 1945, i prigionieri vennero liberati dall'esercito Americano...Della squadra di mio padre soltanto in 3 sopravvissero, mio padre e i suoi 2 amici che praticarono la masticazione...
Nel 1949 la Yugoslavia si ritrovava in una situazione politica tumultuosa. Il governo comunista non permetteva ai cittadini italiani di andare in Italia...Quell'anno tentai la fuga, ma fui catturato alla frontiera e condannato a 2 anni e mezzo di lavori forzati. A 17 anni mi trovai anch'io ad essere prigioniero. Anche se non fu orribile come il campo di concentramento tedesco in cui fu imprigionato mio padre, la mia prigionia fu estremamente dura, la dieta era simile a quella di mio padre: un panino con caffè di cicoria per colazione, una tazza di zuppa in genere con orzo e fagioli a pranzo, la stessa cosa per cena.
Una volta a settimana la zuppa comprendeva un pò di carne, consideravo buono il pasto quando trovavo almeno 20 fagioli nella zuppa. Anch'io ero sempre affamato.
C'era però una differenza rispetto all'esperienza di mio padre: a me veniva concesso un piccolo pacco da casa, una volta al mese. Siccome i pacchetti spesso non arrivavano, chiesi a mia madre di mandarmi cipolle crude, sale e pane integrale affettato e secco, sentivo che nessuno avrebbe rubato un pacco simile e, in effetti, li ricevetti tutti. 
Questo fece la differenza, affettavo la cipolla in lunette, la intingevo nel sale e la masticavo con un pizzico di pane secco, bastava berci sopra uno o due bicchieri d'acqua che mi sentivo sazio. Se masticavo adeguatamente mi sentivo pieno di energia e con una strana sensazione di fiducia e coraggio, non avevo paura di niente e di nessuno. Masticavo nel modo che mio padre mi aveva insegnato, fino a 150 volte e oltre, con un'aggiunta importante: masticavo con gli occhi chiusi. I risultati furono eccellenti...
La mia esperienza nel campo di concentramento mi influenzò profondamente. Quando tornai a casa, nel 1951, sembravo molto più adulto rispetto ai miei 19 anni...Un anno dopo fu concesso alla mia famiglia di andare in Italia e nel 1953 emigrammo negli Stati Uniti d'America. Il cibo era abbondante lì. Insieme a mio fratello gestimmo diversi ristoranti di nostra proprietà. Con la ricca dieta americana non c'era certo il problema della fame ed io cessai il mio regime di masticazione.
Passarono molti anni quando cominciai ad accusare gli effetti dannosi derivanti dal mio modo di vivere altamente stressante. Con sorpresa mi resi conto che stavo scavandomi la fossa con la mia forchetta! La nutrizione e i cibi naturali divennero uno dei miei interessi, provai molte diete, dal crudismo alla dieta di sola frutta, dalla iper-proteica alla lacto-vegetariana, tutte funzionavano temporaneamente.
Poi scoprii la macrobiotica, che studiai ed adottai con entusiasmo, ero ancora una volta deciso a sopravvivere.

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13/03/18

I 7 livelli di (non) giudizio di Ohsawa

Oggi vi voglio parlare di un principio concepito da Ohsawa che può risultare un pò complesso e quindi soggetto a fraintendimenti, ma credo sia molto utile per poter vedere le cose in un'ottica alternativa: i 7 livelli di giudizio dell'uomo.
Nel suo libro "La filosofia della medicina dell'estremo oriente", Georges Ohsawa afferma che l'uomo interpreta la realtà e agisce seguendo 7 livelli di giudizio in cui il primo rappresenta il più primordiale e il settimo quello più evoluto.
 L'uomo decide più o meno consapevolmente quanto tempo passare della propria giornata e della propria vita in ciascuno di questi stati. Sostando nei livelli di giudizio più bassi l'uomo resta sempre più invischiato in una schiavitù emotivo-sensoriale, mentre più si sperimentano livelli di giudizio elevati più si diventa liberi e felici. 
E' importante a questo punto, per non creare fraintendimenti, che il termine giudizio per Ohsawa non ha nulla a che vedere con il significato che noi siamo abituati a dargli. 
Per il fondatore della macrobiotica infatti il giudizio è sinonimo di uno stato di coscienza, del livello di consapevolezza  e di capacità di vedere la realtà, che è tutto il contrario del significato che l'occidente da a questo termine dove spesso è associato all'idea di condanna o sentenza.
Questi, in maniera sintetica, sono le 7 tappe del giudizio secondo Ohsawa:

Georges Ohsawa durante una conferenza in Giappone
1 Giudizio Meccanico: vivere per abitudine e per inerzia facendo ciò che fanno gli altri. Si vive una vita al solo scopo di soddisfare gli istinti primari.
2 Giudizio Sensoriale: Le scelte di vita vengono prese sulla base di ciò che è più piacevole a livello fisico/sensoriale senza altro tipo di valutazioni. 
3 Giudizio Sentimentale: Compio le mie scelte sulla base delle emozioni che provo e sulle immagini dettate dai miei ricordi e dai miei attaccamenti affettivi. Un buon numero di persone che si dedicano all'attivismo in diversi ambiti (pacifismo,animalismo, ecc...) agiscono spesso più secondo una logica dettata dal sentimentalismo piuttosto che dall'etica e dal desiderio di giustizia (5a tappa).
4 Giudizio Intellettuale:colui che tende ad analizzare la realtà spezzettandola in pezzi sempre più piccoli e isolandoli dal contesto e crede che i risultati di queste interpretazioni siano la verità assoluta. Da questo tipo di giudizio nasce l'eccesso di specializzazione delle scienze occidentali che ha portato attualmente a creare molti professionisti che hanno una grandissima conoscenza di un dettaglio specifico, ma che spesso non sanno tenere conto della totalità del fenomeno che studiano e di come questo sia influenzato dalle infinite relazioni di quest'ultimo con tutto ciò che lo circonda.
5 Giudizio Sociale: si basa su etica, economia e moralità. Chi lavora su questo piano si interroga quale sia lo sviluppo migliore per l'uomo sulla base di fattori storici, informazioni, notizie e studi delle diverse culture. Nel rapporto col cibo la persona che possiede giudizio sociale ragiona in termini di sostenibilità ambientale ed economica o osserva le abitudini dei popoli che sono storicamente longevi per capire quale possa essere il modello alimentare migliore. 
Chi si occupa di politica dovrebbe agire il più possibile seguendo questo tipo di giudizio.
6 Giudizio religioso o ideologico: si basa sulla filosofia che oltre a tenere conto degli aspetti materiali, valuta anche le scelte migliori per la realizzazione spirituale dell'uomo. Si adattano teorie e modelli per cercare l'unione tra l'uomo e l'Assoluto. Tuttavia, come tutti i modelli e le teorie statiche esse restano limitate in virtù del fatto che tutto cambia e si trasforma e ciò che poteva essere utile ieri, oggi potrebbe non esserlo più.
7 Giudizio supremo: è il superamento del dualismo, del conflitto e delle divisioni.E' il trovare il buono ovunque, la fede assoluta dove niente è intollerabile. E' il modo di vedere la vita dell'uomo libero che sceglie il proprio destino realizzando i propri sogni. Non ha paure nè barriere interiori che lo limitano. Ha superato il dualismo materiale/divino, buono/cattivo.

Se lo scopo ultimo dell'uomo è sostare negli stati di coscienza più elevati, non bisogna comunque  dare definizioni moralistiche alle 7 tappe del giudizio. 
I 7 livelli di giudizio non si possono ridurre semplicemente a un semplice schema.
Così come ogni uomo cresce e impara dai propri sbagli, allo stesso modo la consapevolezza si sviluppa grazie alle tappe più basse senza le quali il giudizio più elevato non esisterebbe. 
Inoltre i livelli inferiori di giudizio svolgono a volte delle funzioni fondamentali: pensiamo a quando ad esempio meccanicamente (primo livello di giudizio) spostiamo la mano nel momento in cui tocchiamo un oggetto rovente. Quel gesto meccanico salva la nostra salute!
E qui emerge la seconda e la quarta legge dell'universo di Ohsawa: "Tutto ciò che ha una faccia ha un dorso" e "più larga la faccia, più largo il dorso"

"...le sette tappe del giudizio non sono estranee e indipendenti le une dalle altre. Sono fasi differenti di uno stesso giudizio. Sono gli steli, delle radici, i rami, il fogliame, i fiori, i frutti di un grande albero che si chiama "Giudizio" . Affinchè dei rami si sviluppino , e si producano dei bei fiori e frutti in quantità in alto nel cielo, ci devono essere delle radici sviluppate profondamente nella terra nera. 
Il fiore del loto, fiore del Buddha, è bello e nobile, elegante e pio. 
Ma le sue radici sono coperte dal fango più sudicio del fondo dello stagno che nutre questi bei fiori..."

G.Ohsawa "La filosofia della medicina dell'estremo oriente"

Possiamo quindi concludere che un elevato livello di consapevolezza consiste non tanto nel negare e reprimere gli stadi più meccanici e primordiali in quanto hanno una loro utilità, ma piuttosto nell'osservarli nella maniera più imparziale possibile mentre questi si manifestano. In questo modo automaticamente cambia e migliora la qualità della consapevolezza stessa. 
Per fare ciò è necessario entrare in uno stato di non giudizio che poi è l'essenza stessa del giudizio supremo (superamento del dualismo bello/brutto, giusto/sbagliato) di Ohsawa.
Perciò, paradossalmente, i 7 livelli di giudizio di Ohsawa si comprendono entrando in una logica di non giudizio.


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04/03/18

Il sale della terra



A volte mi chiedono che alternative ci possano essere al sale perchè, ormai lo dicono tutti, "il sale fa male". 
La mia risposta è che il problema non è il sale, ma la forma in cui questo viene assunto tramite l'alimentazione. 
Il sale è un alimento importantissimo, in passato  era la paga dei soldati romani (da cui ha origine la parola "salario") e non solo perchè è un ottimo conservante, ma anche perchè nella sua forma integrale apporta sali minerali fondamentali, stimola la digestione e alcalinizza il corpo. 
Fortunatamente c'è ancora chi estrae e lavora il sale nella sua forma integra con il metodo tradizionale. Questo prodotto si può trovare in quasi tutti i negozi di prodotti naturali.
Ohsawa a proposito del sale scriveva:
"...il professor Quinton, allora professore alla Sorbona, emise la teoria che tutti gli esseri viventi venivano dal mare. Il suo libro "L'acqua di mare" è molto interessante e la sua teoria è accettata dagli uomini di scienza di tutto il mondo...Egli foggiò il termine "talassoterapia" e raccomandò l'uso del sale. Per questo sono estremamente sorpreso di constatare che la paura del sale, nonostante non sia basata su nessun dato scientifico, domina la moderna medicina. La più importante funzione del nostro corpo si basa su un buon equilibrio tra il sodio e il potassio nel sangue ...Di modo che possiamo chiederci da dove venga questa paura del sale se non da una prolungata superstizione."
La macrobiotica è arrivata alla conclusione che i problemi che la medicina attribuisce al sale sia  causata da due fattori:
- Un eccessiva assunzione di sodio nell'alimentazione dovuta sia all'abuso di sale di cattiva qualità (molto diverso dal sale integrale e molto più ricco di sodio),ma soprattutto associato grande quantità di prodotti animali consumati nella dieta che sono particolarmente ricchi di sodio.
- L'associazione di questo eccesso di sodio con l'eccesso di grassi saturi assunti con i prodotti animali che contribuiscono a creare rigidità e indurimenti in diverse zone del corpo.
Quindi l'affermazione riguardo la pericolosità del sale è un'affermazione vera a metà: chi mangia o ha mangiato per molto tempo una gran quantità di cibi animali deve sicuramente stare attento al sale, ma la cosa in assoluto migliore per questa persona non è eliminare completamente il sale, ma togliere o ridurre di molto dalla sua alimentazione i prodotti animali (in particolare carni,insaccati e formaggi) il cui mix sodio/grassi saturi possono portare a diversi tipi di problemi.
Al contrario, per chi adotta una dieta vegana o vegetariana da molto tempo il sale è fondamentale in quanto l'alimentazione vegetale è ricca di potassio, ma molto scarsa di sodio.
Una cosa su cui la macrobiotica pone particolare attenzione è quella di usare il sale in cottura e in una forma più solubile possibile abbinandolo sempre a dei grassi di buona qualità come gli olii  spremuti a freddo. Questo perchè il sodio, legandosi alle molecole dell'olio riesce a essere immagazzinato meglio dalle cellule dell'organismo.
Questo binomio tra grassi o succhi aciduli (yin) e sale (yang) è presente in tutti i condimenti salati nati in giappone che poi la macrobiotica ha rilanciato: dalla salsa di soja, al miso, al gomasio fino ad arrivare alle umeboshi. 
Il sale assunto in questo modo è tutt'altro che pericoloso ed è anzi un valido alcalinizzante e un aiuto digestivo. 
Bisogna inoltre dire che il sale se non è abbinato a un consumo di grassi animali difficilmente rappresenta un pericolo per il sistema circolatorio.
Quindi smettiamola di temere l'uso del sale e cominciamo a comprendere come tutto vada visto in una logica più ampia che tenga conto della storia alimentare dell'individuo, della sua condizione e della sua costituzione fisica.
E chissà cosa voleva dire Gesù quando disse che noi siamo il sale della terra...


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16/02/18

Budino di castagne e arance

Oggi voglio condividere con voi la ricetta di un dolce semplice, senza glutine, ma sostanzioso. Si tratta del budino di castagne. 
Se qualcuno fosse stato abitutato a usare la farina di castagne solo per fare il castagnaccio, ora avrà un'altra idea su come usarla.
Per dolcificare il meno possibile ho usato del latte di riso e qualche cucchiaio di composta di arance dolcificata soltanto con del succo di mela. Per me, questi accorgimenti , oltre ad usare una farina di castagne di buona qualità, rendono il budino già abbastanza dolce senza dover aggiungere del malto.
Ecco la ricetta:

1l di latte di riso
150 g di farina di castagne
3 g di agar agar in polvere
4-5 cucchiai di composta all'arancia dolcificata con succo di mela
un pizzico di vaniglia

Portare il latte a ebollizione aggiungere la bustina di agar agar, amalgamare la farina in una ciotola con un paio di mestolate di latte caldo aiutandosi con una frusta. Questo procedimento evita i grumi che si formerebbero se invece vi trovaste ad aggiungere la farina direttamente nella pentola del latte. Aggiungere la farina sciolta al resto del latte abbassando la fiamma e tenendo mescolato di tanto in tanto per 20 minuti, dopodichè aggiungere la composta, mescolare e cuocere ancora per 10 minuti. Travasare il budino in degli stampini e far raffreddare. Servire a piacere. Io ho usato delle scorze di limone.

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06/02/18

Muffin alle carrube e pistacchi senza glutine

Oggi voglio condividere con voi la ricetta di un dolce che farà la gioia di un qualche vostro amico celiaco o intollerante al glutine: sto parlando dei muffin alla carruba e pistacchio!
Questi muffin sono non solo gluten free, ma anche senza zucchero e altre schifezze che spesso si trovano nelle miscele di farine senza glutine (leggere le etichette per credere!!). 
Come farine usiamo la farina di riso e la farina di mais fioretto. Quest'ultima in particolare secondo me contribuisce molto a dare una consistenza che non ha nulla da invidiare a quella di dolci da forno fatti con farine tradizionali. Un quarto dell'impasto è composto da farina di carrube, una farina naturalmente dolce che a volte si può usare per variare come sostituto del cacao. 
Ecco la ricetta:

170 g di farina di riso
130 g di farina di mais fioretto
50 g di farina di carrube (setacciata)
200 g di sciroppo di riso (senza glutine)
60 g di nocciole tostate e tritate
100 ml di olio di mais
50 g di uvetta ammollata e scolata
25 g di polvere lievitante istantanea bio
20 cl di succo di mela (se necessario)
1 cucchiaino di sale
2 cucchiaini di cannella
la buccia grattugiata di mezza arancia
pistacchi per guarnire
Miscela di sciroppo di riso e acqua da spennellare sui muffins: 2 cucchiai di sciroppo di riso, 2 cucchiai di acqua

Prendere 1 scodella e miscelare tutti gli ingredienti asciutti: farina di riso, mais fioretto, carrube, nocciole, lievito, sale e cannella. In un altro recipiente stretto e lungo aggiungere l'uvetta, l'olio, lo sciroppo di riso e la buccia di arancia e il succo di mela e frullare con il minipimer fino ad ottenere un composto cremoso. Unire la miscela di sciroppo, olio e uvetta agli ingredienti asciutti e mescolare fino ad ottenere un impasto morbido e liscio e non troppo liquido: sollevandolo deve cadere lentamente. Riempite con questo impasto una teglia per muffin o dei pirottini e guarnite mettendo 4- 5 pistacchi per ogni muffin.
Cuocete in forno a 190 C per 20-25 minuti. 
Appena sfornati spennellateli con la miscela di sciroppo di riso e acqua.

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22/01/18

Quarta legge dell'universo di Ohsawa: Più grande la faccia, più grande il dorso


"...Ad ogni modo, è un dato di fatto che più forte è la parte positiva, più forte è la resistenza negativa. Come nella ginnastica.... So che mi fa bene. Quindi mi metto i pantaloncini e le scarpe da ginnastica e comincio a camminare con passo pesante per casa. Ma dopo un paio di giri guardo fuori dalla finestra, vedo che è un pò umido e penso 'naah - la prossima volta'. E la prossima volta magari è troppo caldo. E la prossima ancora c'è qualche partita in tv. E alla fine penso 'fanculo alla corsa' e lascio perdere. Una volta, prima che diventassi buddista, frequentavo un gruppo a favore della pace - sai quei pacifisti contro la guerra e la violenza. Si odiavano tra loro. Appena potevano si prendevano alla gola. Non erano mai d'accordo su niente. All'epoca non capivo, ma adesso...adesso so che è inevitabile."
"Perchè?"
"Tentavano di porre cause davvero positive, per cui erano colpiti in modo molto forte dalla negatività - sotto forma di maldicenze, disunità, litigi continui."
..."Stai dicendo che quello che di buono uno tenta di fare deve fatalmente essere vinto dalla negatività?"
"No, non vinto - colpito. Perchè una volta che capisci che sta per attaccare, o che la riconosci quando attacca, puoi prendere provvedimenti per superarla. E' come un aereo sulla pista di decollo. Va sempre più veloce, aumentando così anche la resistenza. Se continua a volare, decollerà. Ha addirittura bisogno della resistenza per volare. Se rallenta, sicuramente diminuisce la resistenza, ma non si stacca da terra."
"Quindi se voglio volare devo insistere nell'andare avanti?"
"Attraverso la tua negatività, si. Dopo un pò ti renderai conto che la resistenza è positiva, perchè ti fa capire che stai tentando di fare o cambiare qualcosa di veramente importante.
Quel gruppo di pacifisti si è disgregato per via della negatività. Se avessero conosciuto questo principio, avrebbero capito che veniva fuori solo perchè erano sulla pista giusta e forse avrebbero continuato ad andare avanti....Dimmi se non è vero che spesso troviamo la resistenza maggiore proprio per le cose che più desideriamo."

                                                                             Edward Canfor-Dumas  -  Il Buddha, Geoff e io