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Questo blog vuole essere un mezzo per far incontrare due punti di vista che sembrano che sembrano proprio non andare d'accordo: la filos...

14/11/17

Torta pere e cioccolato

Ora una ricetta semplice e sfiziosa di una torta morbida che pur non contenendo zucchero e derivati animali non ha nulla a che invidiare ad altri tipi di dolci. I miei amici hanno gradito.
Io da anni non uso zucchero per una serie di motivi che un giorno vi spiegherò e ho dolcificato questa torta con dello sciroppo di riso, che è un alimento simile al malto, ma un pò più dolce che è in grado di soddisfare di più il gusto delle persone abituate a mangiare zucchero senza però dare i fastidiosi effetti collaterali di quest'ultimo.
Si , è vero ho messo del cioccolato, ma ho usato del fondente 80% dolcificato con zucchero di canna integrale che, seppur raramente , ogni tanto ci può stare.
Queste le quantità per una tortiera tonda di 24 cm:

350g di farina tipo 2
1 bustina di polvere lievitante bio
80 g di cioccolato fondente 80% rotto in piccoli pezzi
2 pere tagliate a dadini
latte di riso (non zuccherato) qb
190 g di sciroppo di riso
130 ml di olio di mais
un pizzico di sale
un pizzico di vaniglia

Mettere in una ciotola il lievito, la farina, il sale e la vaniglia mescolandoli bene e a parte in un altra ciotola amalgamare l'olio con lo sciroppo di riso. Aggiungere il mix di olio e sciroppo di riso alla farina , valutare la consistenza dell'impasto e nel caso aggiungere un po' di latte di riso. L'impasto deve risultare un pò liquido, ma denso, se preso con un cucchiaio deve cadere lentamente. Aggiungere le pere tagliate e i pezzi di cioccolato, riempire la tortiera foderata con un foglio di carta forno e cuocere in forno statico già caldo a 180 C per 40 minuti.


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11/11/17

L'alimentazione naturale può aiutare a migliorare la propria salute?

Spesso parlo o sentiamo parlare di cucina e alimentazione naturale, ma cosa si intende con questo termine?
Non c'è una definizione univoca a riguardo, ci sono tanti modi di fare da mangiare che si definiscono di cucina naturale,ma che sono molto diversi uno dall'altro. A volte è solo una trovata di marketing o di moda, altri la intendono come la cucina vegana (una definizione che comprende un pò tutto, dalla coca cola alle patatine), per altri ancora con questo termine intendono il crudismo, ecc... 
Credo però che per molti l'essenza del termine cucina naturale sia il cucinare con materie prime prodotte senza prodotti di sintesi e non trattate, che sono state sottoposte a meno lavorazioni possibili quindi più vicini alla forma in cui sono disponibili e presenti in natura.
Chi sposa questa definizione di sicuro ha a cuore l'ambiente, ma la trovo comunque una visione  limitata. Infatti non serve a molto mangiare dei cibi prodotti in maniera sana se non sappiamo scegliere e combinare gli alimenti che ci possono aiutare ad essere forti, resistenti e vitali. 
In poche parole, se il nostro pranzo e la nostra cena quotidiana è a base di salame bio, magari stai mangiando cibo con meno additivi, ma non credo che questo cibo ti aiuterà a stare bene a lungo termine.
Quindi me cucina naturale significa: cucinare alimenti il più possibile genuini e non trattati, scegliendo e combinando quelli più importanti per la nostra salute, creando piatti equilibrati.
Per scegliere gli alimenti più adatti e come combinarli, la macrobiotica (qui trovi il link dove racconto a grandi linee come è nata e su cosa si basa) secondo me offre un metodo pratico, semplice ed efficace che si basa sui principi millenari della medicina tradizionale cinese e allo stesso tempo soddisfa il fabbisogno di elementi nutrizionali su cui si basa la scienza dell'alimentazione attuale. 
Questo principio Yin-Yang in cucina per me può essere usato principalmente in 2 modi:
1 Seguendo un approccio che molti chiamano appunto di cucina naturale che porta a creare piatti anche molto estrosi e molto ricchi. Questo approccio non sarà mai in grado di risolvere a fondo un problema di salute, ma se seguito con buon senso aiuta a chi è in buona salute di restarci o di migliorare alcuni piccoli problemi.
2 Seguendo l'approccio macrobiotico tradizionale che è più rigoroso e comporta l'eliminazione di alcuni alimenti dalla propria dieta per un certo periodo e il ritorno a un modo di mangiare molto semplice basato principalmente su cereali integrali, verdure e legumi. Questo comporta una piccola rivoluzione nel modo di intendere il cibo e i sapori e si possono riscontrare molte testimonianze (tra cui il sottoscritto) in cui ha rappresentato un grande aiuto verso svariati problemi di salute e agendo in tempi piuttosto brevi.
E' scientificamente dimostrato al di là di ogni dubbio che l'alimentazione ha un ruolo fondamentale nella prevenzione di molte malattie.
A me invece piace definirla cucina curativa (anche se potrei essere messo al rogo per questo :D) , ma si tratta solo di un mio parere personale fondato sulla mia esperienza e non su studi scientifici, anche se sono convinto che in futuro ce ne saranno. Il lavoro di medici e ricercatori come Berrino e Longo, mi fa ben sperare in tal senso.
Nel caso vogliate usare il cibo per salvaguardare, migliorare o prevenire la vostra salute è bene rivolgersi a persone esperte in questo campo e se si fosse malati bisogna essere ovviamente seguiti da un medico che conosce questi strumenti.
Rimango comunque convinto che il miglior alleato resti il proprio buonsenso e la propria capacità di giudizio e discernimento.
Nel blog ci sono diverse ricette: alcune sono raccolte sotto l'etichetta cucina naturale, altre come macrobiotiche proprio in virtù di quanto scritto sopra.
Sperimentarle non vi farà altro che bene, anche all'anima.





09/11/17

Ribollita a modo mio

L'altro giorno per una cena con amici ho fatto una mia versione della ribollita toscana che mi ha soddisfatto particolarmente.
L'ho fatta così:

1 cipolla e mezza tagliate a fettine
1/2 costa di sedano tagliato fine
uno spicchio di aglio lasciato intero
un rametto di rosmarino
due foglie di alloro
3 carote medie tagliate a mezze rondelle
1,5 l di brodo vegetale caldo
Olio evo
Metà mazzetto di cavolo nero tagliato a striscioline
150 gr di fagioli dell'occhio secchi


Mettere i fagioli a bagno con un pezzetto di alga kombu per almeno 8 ore e cuocete poi a pressione sempre con l'alga con 2 parti di acqua e un pizzico di sale per 30 minuti a partire dal fischio.
Scaldare il brodo in una pentola
Nel frattempo prendere prendere un'altra pentola bella capiente e rosolare lo spicchio di aglio e poi la cipolla a fiamma vivace. Quando imbiondiranno salare un pizzico, abbassare la fiamma al minimo e cuocere per una decina di minuti, Aggiungere le carote, il sedano, l'alloro e il rosmarino e aggiungere due mestolate di brodo e fare cuocere per una ventina di minuti. Togliere l'alloro e il rosmarino e aggiungere il resto del brodo, i fagioli senza l'alga e il cavolo nero e cuocere ancora a fiamma media per almeno 20 minuti. Poi si sa che la zuppa più cuoce, più è buona :)
Servire calda con del pane o dei crostini. Io ad esempio ho aggiunto dei buonissimi chapati.


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Chapati!!

Cosa si può mangiare per scaldarsi? Per me l'alimento migliore in assoluto sono gli chapati! Ho scoperto questo piatto durante il mio soggiorno a Cuisine et Santè, uno dei centri macrobiotici più longevi d'Europa ed è un alimento che utilizza ingredienti e uno stile di cottura molto yang.
Ma cosa sono gli chapati? Sono dei crostini fatti da farina di saraceno, gomasio e un poco d'acqua. 
Sono tanto buoni quanto semplici e non contenendo glutine non hanno molte delle caratteristiche negative dei prodotti da forno.
Questa è la ricetta:
120 g di farina di saraceno
60g di acqua
60g di gomasio (regolatevi voi con il rapporti sale/sesamo , io in genere lo faccio 1:20)
Mettere gli ingredienti in una ciotola e impastare: l'impasto dovrebbe essere un po' sabbioso, che tende a sfaldarsi. Continuando a impastare e schiacciando bene l'impasto incomincerà a stare insieme, nel caso non fosse così aggiungete un goccino d'acqua.
Prendete un pezzo d'impasto mettetelo su una spianatoia e come per fare gli gnocchi formate dei cilindri però un po' più grossi (2-3 cm di diametro) e poi con un coltello tagliate dei dischetti spessi un cm. Mettete i chapati in una teglia (la carta forno è quasi superflua perché sono molto asciutti, io ho usato una teglia bucherellata per cuocere più uniformemente ma va bene anche una teglia classica) e infornare in forno statico a 220 c° per 5-6 minuti dopodiché togliere la teglia, girare i dischi per farli dorare anche dall'altro lato e cuocere ancora per 5-6 minuti.
Sono croccanti e buonissimi! Ottima fonte di calcio e ferro, molto utili in caso di debolezza, anemia e coliti.


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Viva la "rigidità"!

Qualcuno di voi leggendo il titolo di questo post penserà che io sia diventato matto.
Il fatto è che troppo spesso ho sentito usare la parola rigidità a sproposito quando si parla di macrobiotica e la cosa mi spiace molto. Il problema è che spesso viene confuso questo termine con la disciplina che appartiene a coloro che in questo caso sanno che, per vedere come il cibo lavora in modo importante sul corpo umano sia necessario un certo sforzo di volontà.
Infatti, in un mondo dove tutto ci sembra sia dovuto, dove con il pretesto che bisogna volersi bene accettiamo sempre di venire blanditi da messaggi rassicuranti anche quando avremmo bisogno di qualche sano scossone e dove i problemi vengono nascosti sotto il tappeto fino a quando non si può più fare a meno di ignorarli, ecco, in un mondo come questo parlare di disciplina non può che essere visto come un qualcosa di pericoloso.
Ed è così che chi è determinato a prendere in mano la propria salute per la società diventa "rigido" quando in realtà è soltanto una persona responsabile.
Ma cosa intendo per essere  responsabile e disciplinato? 
La respons - abilità è  semplicemente la capacità di dare una risposta o di porre rimedio a qualcosa; in genere si tratta di un problema o una difficoltà
Per far si che ciò sia possibile, dobbiamo aver ben chiaro  quanto abbia inciso il nostro comportamento nell'originare il problema in modo da capire poi cosa possiamo cambiare di questi nostri comportamenti affinchè la situazione si risolva.
E' per questo motivo che dare la colpa ad altri, indipendentemente da quanto siano fondate o meno le nostre accuse, non è un atteggiamento vincente perchè porta a concentrarsi verso fattori sui quali non abbiamo alcun potere e a dimenticarsi su quali fattori possiamo agire ritrovando, in questo modo, il nostro potere personale.
Per modificare dei comportamenti negativi bisogna intraprendere una serie di azioni positive che sostituiscano quelle vecchie. Questo cambio però incontrerà per forza di cose delle resistenze a causa del fatto che il cervello umano fondamentalmente detesta cambiare un abitudine che trova confortevole a livello sensoriale, anche se questa abitudine si rivela dannosa a medio-lungo termine.
Il cambiamento quindi avrà modo di insediarsi in noi dopo che avremo cambiato le nostre azioni per un po' di tempo.
La capacità di ripetere nel tempo un'azione benefica in sostituzione di una dannosa gestendo le resistenze che si creano durante questo processo è la disciplina.
Tutto ciò tradotto in modo molto pratico nel contesto dell'alimentazione o della macrobiotica suona più o meno così: se vogliamo davvero vivere la salute di cui parla Ohsawa, dobbiamo evitare di mentire a noi stessi e praticare il metodo per come viene spiegato almeno per un certo periodo di tempo.
Questo non significa crearsi una prigione mentale di precetti e divieti. Ohsawa era solito dire che una prescrizione alimentare non è una condanna. Si tratta di essere coerenti e abbastanza intransigenti per un certo periodo che può andare da una settimana ad un mese.
Per chi non sta bene di salute tornerà il tempo in cui potrà allargare il suo modo di mangiare (sempre orientandosi con il buonsenso dando un'occhiata a quelle che sono le linee guida generali) , ma prima bisognerà lasciare il tempo che servirà al cibo per migliorare la nostra condizione e rendere più semplici i nostri gusti e le nostre abitudini alimentari.
Certo, come scrivevo prima cambiare non è una passeggiata perchè la nostra tavola e il nostro frigorifero sono le nostre più grandi zone di confort, ma come avviene in tutti i processi evolutivi, per crescere è importante lasciare il conosciuto e provare nuovi territori, con tutte le paure e le difficoltà che questa scelta comporta.
Vi siete mai chiesti se sia più rigido chi ha il coraggio di mettere in discussione le proprie abitudini alimentari o chi non si sposta mai dai propri schemi anche quando sono dannosi? Avete mai provato a vederla sotto questo punto di vista?
Credo ci sia molto più dogmatismo e rigidità in tante persone che seguono lo stile di vita dettato dai media piuttosto che in chi segue la macrobiotica o altri modi di mangiare alternativi con intelligenza.
Invece le persone che buona parte della società definiscono come "rigide" in realtà:
- Ascoltano il  corpo e i suoi segnali, quindi sanno come rapportarsi al cibo e quando eventualmente porsi dei limiti.
- Seguono un modello in maniera coerente perchè sanno che questo è l'unico modo per ottenere dei risultati. Se quei risultati non arrivano mette in discussione il modello oppure mette in discussione il proprio approccio.
- E' concentrato a migliorare se stesso e non ha tempo per i giudizi. Vive con uno spirito di apertura e condivisione.
Quindi diciamolo una volta tanto, viva la "rigidità"!!



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